Anni Settanta: la musica e la politica, il singolare e il collettivo, il sesso, la coppia, aperta / apertissima / quasi sfatta, l'on the road praticato o immaginato, i concerti, il fumo, i jeans a tubo e quelli a campana, la psichedelia, l'antipsichiatria, la California, i miti e i riti, il lirico e l'epico, l'ironia, il quotidiano, i giochi, le credenze e le speranze, il prima e il dopo, il quartiere e l'oratorio, la piazza e i bar.. Cos'è che si ferma nel tempo?

giovedì 2 dicembre 2010

Settantasette

Forse ne ho già scritto fin troppo, più in poesia che in prosa però.
Nessun comizio postumo, non temete, solo una serie di frammenti, nello stile di TRBIF.
E' stata la prima volta dal '68 in cui ho pensato che ce la potevamo fare davvero, che le cose sarebbero cambiate, non sarebbero mai state più le stesse. Forse per questo ho sempre nutrito una forte avversione per quei quattro disperati che pistola in pugno hanno cercato il cuore dello stato, eravamo facili profeti a dire che avevano lo stato nel cuore. La loro pulsione di morte, in perfetta sintonia con quella uguale e contraria dello stato+Pci ha vanificato gli sforzi di anni di centinaia di migliaia di giovani e meno giovani, di studenti, lavoratori, disoccupati per forza o per scelta che cercavano di costruire qualcosa che rimanesse al di là dei momenti alti dello scontro, che producesse nel quotidiano quei piccoli cambiamenti che poi portano alle trasformazioni più grandi. Non sapevamo bene come, dei partitini ne avevamo avuto abbastanza, ma il movimento nel suo insieme era un crogiuolo dove renudisti e autonomi, radicali e anarchici, ex lottatori alla ricerca del padre perduto e femministe che non ce ne facevano giustamente passare una potevano convivere, confrontarsi, imparare l'uno dalla pratica dell'altro.
Questo è quello che pensavo ai tempi della Busta, ed è quello che ho detto in un'assemblea fatta al Civico, praticamente occupato, dopo l'assassinio di Fausto e Iaio, marzo '78. Mi sembrava l'ultima occasione, nonostante tutto c'era tanta gente, il movimento era ancora in piedi ma non ottenni molto successo, guardando in platea si poteva vedere fisicamente che le strade si stavano separando, nessuno avrebbe condiviso più nulla, soli coi propri simili o soli davvero, come a volte in quei mesi mi è capitato.
Anche sul piano personale le cose erano cambiate. Il settantasette per me era stato anche un anno di amori, cominciati, finiti, incontri improvvisi, menage avventurosi, con forte il senso che bastava guardarsi negli occhi un momento e poteva succedere, e a volte è successo, che cominciasse qualcosa. Una mattina mi suonano al campanello, ero da solo a casa dei miei, via xxvii marzo, se vi ricordate. Vado ad aprire in stato comatoso e probabilmente mezzo nudo, mi trovo davanti una compagna che aveva deciso che le piacevo. Fu così che cominciò una storia di quell'anno irripetibile, con successivi incroci complicatissimi che ci voleva un ingegnere col regolo nel taschino per riuscire, con una certa approssimazione, a determinare chi stava con chi.
Storie ne ebbi anche nel '78, ma mancava quel fuoco che ci bruciava dentro quando andavamo in giro di notte o quando facevamo l'amore al pomeriggio, in onore di Rohmer.
Di settembre magari parlerà qualcuno di voi, adesso non mi va. Ho già ricordato però quel giorno di fine mese in cui al baretto all'angolo di via Fiume una decina di noi si guardava in faccia senza saper che dire e che fare.
L'anno finì in minore, feci, forse per noia, alcune esperienze con droghe non psichedeliche che mi lasciarono tale e quale, solo un po' più annoiato. A capodanno, non ricordo assolutamente se ci fosse qualcuno di voi, ma mi pare ci fosse Pierre Riviere, mi trovai con un sacco di gente a casa di Nicola P., Andrea invece non c'era. A un certo punto della serata, sfogliando delle foto, ne venne fuori una in cui c'ero anch'io, mai vista prima, mai saputo chi l'avesse scattata, alla festa del Giardino Scotto a Pisa , Libertà 4. La foto la conservo ancora, curiosamente era l'unica del settantasette che avessi fino a poco tempo fa, fino a che Foxy mi regalò una foto dello spezzone femminista alla fine del corteo del 9 marzo, quando le compagne "assaltarono" il palco mentre tentava di parlare Sassi.
Nella foto si vede She, di spalle, e come ha scritto il poeta "è tutto quel che ho di te".

1 commento:

  1. C'ero anch'io a quel Capodanno e ricordo il Lollo che faceva le foto col cavalletto. Bisognerebbe contattarlo perché mi sa che se ne vedrebbero di tutti i colori, anche se i suoi scatti come al solito erano in bianco e nero.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.