
Anni di pongo
Nella memoria degli anni settanta non trovano posto solo ricordi di eroiche manifestazioni, di lisergiche notti, di “sesso e volentieri”, di viaggi straordinari on the road e di concerti mitici, c’è spazio anche per aneddoti come questo, che potrebbe sembrare una cazzata ma che invece, a ben guardare, la sua logica per essere postato qui ce l’ha.
Nel movimento spezzino il compagno Picchio Del Sarto era noto per essere uno che cambiava partito più spesso che camicia (FGSI, PSIUP, P.O., M.S., situazionista, autonomo luddista, Autonomo con la maiuscola, PSI, RC, PDCI, e sicuramente ne dimentico almeno un paio) e per essere uno che le sparava sempre grosse. A sentir lui mentre qui a Nomansland penavamo per mettere insieme due o trecento persone per un corteo a Genova, dove lui era iscritto all'università, il movimento era fortissimo, organizzato e pronto allo scontro finale col Sistema. Ogni corteo genovese, nel suo racconto, era occasione di prova generale dell’assalto al Palazzo d’Inverno che certo non sarebbe tardato. Qui da noi, a parte i racconti epici e qualche giornale rivoluzionario fatto spuntare dalla tasca della giacca, non era proprio attivissimo, ma trovava comunque qualche ingenuo che lo attorniava quando iniziava i suoi racconti rabelaisiani. Uno di questi era un compagno sottoproletario di origine meridionale che era arrivato da poco in città e che stava a sentire Picchio come fosse l’oracolo.
Capitò in quei giorni che a Genova si organizzasse una manifestazione che si preannunciava piuttosto dura. In questi casi spesso Picchio per improcrastinabili motivi si tratteneva a Nomansland, maledicendo il destino che gli impediva di affrontare lo Stato faccia a faccia, ma quella volta non si era ricordato di procurarsi un alibi e l’entusiasmo dell’autonomo venuto dal Sud (di cui non riesco a ricordare il nome) fece sì che il nostro eroe decidesse di accompagnarlo, come Virgilio con Dante, attraverso l’Inferno, il ferro e il fuoco dello scontro di piazza.
Il giorno dopo sulla cronaca genovese del Secolo XIX si leggeva di duri scontri tra manifestanti e polizia, eravamo tutti curiosi di sapere come era andata dalla viva voce dei protagonisti.
Finalmente si manifestò nel nostro abituale luogo di ritrovo il compagno del Sud, ci affollammo intorno a lui chiedendogli notizie di prima mano.
Rispose con una frase lapidaria, cinque parole in cui rinchiuse un’intera vita: “Picchiu De Sartis tiene paura”…
Picchio Del Sarto o Picchiu De Sartis, quello è il problema..
RispondiEliminaIl compagno venuto dal Sud, icona dello sfruttamento subito dal sottoproletariato meridionale, si esprimeva in un idioma assai lontano dalla purezza della lingua che fu di Dante e Petrarca. La frase "Picchiu De Sartis tiene paura" si è ritenuto valesse per "Picchio Del Sarto se la fa addosso dalla paura quando vede la polizia"...
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