Anni Settanta: la musica e la politica, il singolare e il collettivo, il sesso, la coppia, aperta / apertissima / quasi sfatta, l'on the road praticato o immaginato, i concerti, il fumo, i jeans a tubo e quelli a campana, la psichedelia, l'antipsichiatria, la California, i miti e i riti, il lirico e l'epico, l'ironia, il quotidiano, i giochi, le credenze e le speranze, il prima e il dopo, il quartiere e l'oratorio, la piazza e i bar.. Cos'è che si ferma nel tempo?

venerdì 28 gennaio 2011


Quelli come me, born in the Fifties, ricorderanno l'antenata di Comunione e Liberazione, Gioventù Studentesca o più familiarmente G.S., non certo il primo gruppo cattolico integralista ma certo il più originale, con aspetti "movimentisti" che potevano far presa sui giovani, e il più aggressivo nella ricerca di contendere spazi alla crescente (allora...) egemonia culturale della sinistra.
I rapporti tra il Movimento e G.S. prima e CL poi non furono mai idilliaci, lo dimostra questa canzone che i compagni del M.S. milanese dedicarono a G.S.
Non sono sicuro che Umberto Fiori ne sia l'autore, sicuramente la ascoltai da lui nei primi anni settanta.

Il testo di Giesse:

Non pensare alla lotta di classe
non son cose che fanno per te
se tu vieni una volta in Giesse
avrai tutti gli amici che vuoi,
se a Giesse tu apri il tuo cuore
oh che gioia che felicità
con l'aiuto del tuo confessore
puoi redimere l'umanità:

Se non ci fosse Giesse
quanti sarebbero i rossi
ma se tu sei di Giesse
al compito in classe
ti aiuta ...Gesù!

sabato 22 gennaio 2011


E quando ci domanderanno che cosa stiamo facendo
potremo rispondere: ricordiamo".
Ray Bradbury, "Farenheit 451"

Nel 1973 Roberto Franceschi aveva 21 anni, studiava economia politica all´
università Bocconi ed era un militante del Movimento Studentesco.
La sera del 23 gennaio di quell´anno il collettivo del Movimento Studentesco
della Bocconi aveva indetto un´assemblea fra studenti e lavoratori presso l´
aula magna dell´università; il rettore contrariamente ad una prassi ormai
acquisita aveva vietato l´ingresso ai non iscritti alla Bocconi, cioè di fatto
aveva vietato l´assemblea e per imporre quella decisione un reparto di polizia
era schierato davanti all´ingresso dell´università.
Non appena gli studenti e i lavoratori giunti per partecipare all´assemblea
accennarono una protesta i poliziotti non esitarono a caricarli; ci fu un breve
scontro e quando già i manifestanti si stavano allontanando agenti e funzionari
di polizia aprirono ripetutamente il fuoco contro di loro con le rivoltelle d´
ordinanza.
Due giovani furono colpiti alle spalle: Roberto Piacentini, nonostante la
gravità della ferita, si salvò. Roberto Franceschi morì il 30 gennaio dopo
sette giorni d´agonia.

"Era un compagno era un combattente
per il socialismo per la libertà
per questo il governo un plotone mandò
e un sicario alle spalle sparò".

(da "Compagno Franceschi", una canzone scritta di getto da Franco Fabbri dopo l'assassinio di Roberto)

23 gennaio 1973/23 gennaio 2011

giambo

"...nel cuore e nel canto di chi lotterà
il compagno Franceschi vivrà!"

venerdì 14 gennaio 2011


La rivoluzione é finita, abbiamo vinto.
Una battuta ironica.
In realtà l'utopia di una comunità che si sveglia e si riorganizza fuori del modello predominante di scambio economico del lavoro e del salario. L'estinzione del lavoro diventa la tendenza oggettiva.
Non si può più applicare il modello della rivoluzione politica: in questo senso la rivoluzione é finita. 

Che cosa significa: abbiamo vinto?
Una sorta di scongiuro, o piuttosto l'indicazione di un atteggiamento mentale, creare le condizioni per affrontare in termini di sperimentazione consapevole e collettiva il processo di estinzione del lavoro.
Questa intuizione non riuscì in nessun modo a tradursi politicamente nel Convegno di Bologna del settembre '77.
La proposta nuova aveva scelto il silenzio perché in quel momento non aveva nulla da dire.
Quello che noi avevamo da dire l'avevamo detto.
Quello che avevamo da dire era: ragazzi, ci aspettano degli anni disastrosi, però in questi anni si dispiegherà un processo futuro che noi possiamo tentare di interpretare, in cui i processi d'autonomia potranno manifestarsi nei nuovi strati. 

All'inizio nessuno pensava che quell'occasione ci avrebbe così preso la mano. 

É stato invece un momento in cui tutti hanno sentito che bisognava andare lì, perché sarebbe stata un'occasione in cui ci si sarebbe potuti vedere, parlare, contare.
Ci si aspettava qualcosa di magico, si era creata un'aspettativa drammatica.
Tutti erano convenuti a Bologna con grandi attese che erano andate frustrate, perché una soluzione politica non c'era. 

Alla fine un sottile senso di amarezza, di delusione, di frustrazione riaccompagna la gente nei propri territori e luoghi di vita e di lotta.
Tutti si ripromettono di continuare, di andare avanti, ma nessuno sa nascondere a se stesso la drammatica domanda:
avanti come? avanti dove? 



sabato 1 gennaio 2011


The year in which
Peace spoke to Power
and Peace prevailed

The year in which
The voice of Reason
stayed the hand
of War

The year in which
the Wealthy of the
Earth gave way –
and ownership
of All devolved on
All

The year no lock
would hold,
no act of violent
Will
prevail, no order
find
its tongue

This was the year
of Peace and
Pause,
The year
of
Silence.

Chris Cutler, Anno Mirabilis